Video dell’Isis: quando il terrore diventa virale
Posted by By goderecomeunriccio at 14 Febbraio, at 11 : 36 AM
Anche se questo sito è normalmente dedicato ad argomenti frivoli, oggi mi propongo di affrontare un fenomeno decisamente serio, per non dire drammatico: i video dell’Isis, il loro format, e il successo virale che questi assurdi prodotti riescono puntualmente ad avere.
Mi è capitato di analizzare un video documentario dell’Isis, per dare un parere riguardo alla realizzazione dal punto di vista tecnico, ad un’amica che su questo fenomeno mediatico sta preparando la tesi di laurea.
Prima di ogni considerazione, ecco un video, uno dei tanti, in cui un ostaggio (John Cantlie) viene usato come reporter per diffondere la propaganda del sedicente stato islamico:
La tecnica dei video
La prima emozione che suscita questo video è sicuramente la sorpresa. Sorpresa per la qualità del filmato. Le riprese, il montaggio, e gli effetti. Si tratta di grafiche animate, fin dall’inizio nella composizione del logo, dell’uso professionale di strumenti per l’animazione di immagini e testi in sovraimpressione. Per realizzare questi video sono stati usate attrezzature e software professionali, da persone preparate.
Il reporter sorride
Cantlie si comporta in modo perfetto, è in discreta forma fisica, sorride, a volte addirittura ride! e argomenta e si muove con disinvoltura come se stesse facendo il suo lavoro in condizioni “normali”. Mi sconvolge immaginare il ricatto mentale necessario per convincere un ostaggio prossimo alla decapitazione (o altro) a sottoporsi a questo macabro rituale di sottomissione, al servizio dei suoi carcerieri. Cosa succederebbe se si rifiutasse di farlo? Meglio non pensare alla risposta. Il presentatore è inoltre perfettamente in linea con il prodotto: è occidentale, in un format occidentale.
Copy e sceneggiatura: Isis parla come noi, a noi.
Ogni documentario ha una sceneggiatura ben precisa, un racconto non banale, mirato alla diffusione della propaganda Isis, ma con un approccio occidentale. Ed è questa la chiave comunicativa, che probabilmente spiega l’adesione tra le fila dell’Isis di molti giovani delle nostre città: il racconto funziona, specie su persone che, nonostante siano nate in Francia, Uk, ecc, sono mentalmente deboli, e si sentono rifiutate dalla propria società. Il racconto è fatto di rivalsa verso i paesi oppressori, promette un futuro alternativo, e dipinge lo stato islamico come la nuova terra promessa.
E’ difficile pensare a soluzioni diverse da quella militare per uscire da questo incubo. A volte questi video, e quelli cruenti di decapitazioni o esecuzioni eseguite da bambini reclutati e plagiati , mi ricordano l’atmosfera di certi film fantastici, come Batman, in cui il terrore, il male, è talmente paradossale e totale, che diventa quasi incredibile, come fosse un prodotto della fantasia.
Personalmente oggi mi interessa poco il fatto che Isis sia in tutto e per tutto una conseguenza dei nostri errori, non darei spazio a teorie complottiste, dietrologiche e via dicendo. Quello che mi inquieta davvero è che questo genere di comunicazione funziona, i video Isis sono virali, il messaggio penetra nelle falle del nostro sistema sociale, è in grado di arruolare giovani da tutto il mondo per combattere una guerra assurda ma soprattutto condotta con metodi di una crudeltà disarmante.